I commenti sono off per questo post

Eurìpedes Barsanulfo

  Nato l’1 maggio 1880, nella piccola città di Sacramento, Minas Gerais, e disincarnato nella stessa città, a 38 anni, l’1 novembre 1918.   Precocemente si manifestò in lui una profonda intelligenza e senso di responsabilità, coacervo conquistato naturalmente nelle esperienze di vite passate.   Era ancora molto giovane, ma molto studioso e con tendenze all’insegnamento, per questo fu incaricato dal suo maestro di scuola di insegnare ai suoi compagni di classe. Rispettabile rappresentante politico della sua comunità, divenne segretario della Confraternita di San Vincenzo de Paoli, dopo aver partecipato attivamente alla fondazione del giornale Gazeta de Sacramento e del “Liceu Sacramentano”. Ben presto si trovò assurto alla posizione naturale di leader, per il suo orientamento sicuro ai veri valori della vita.   Attraverso le informazioni fornite da uno dei suoi zii, prese conoscenza dell’esistenza dei fenomeni spiritici e delle opere della Codificazione Kardechiana. Davanti ai fatti diresse le sue attività totalmente alla nuova Dottrina, indagando con tutti i mezzi e modi, fino a sciogliere totalmente i suoi dubbi.   Destato e convinto, si convertì senza indugi e senza cedimenti, identificandosi pienamente con i nuovi ideali, con un atteggiamento sincero e proprio della sua personalità, cercò il vicario della Chiesa parrocchiale ove prestava la sua collaborazione, per mettere a disposizione del medesimo l’incarico di segretario della Confraternita.   Tale fatto si ripercosse fragorosamente tra gli abitanti della città e tra i membri della sua stessa famiglia. In pochi giorni cominciò a soffrire le conseguenze del suo atteggiamento incompreso. Persistette nel dare lezioni e tra le materie incluse l’insegnamento dello Spiritismo, provocando la reazione in molte persone della città, e fu cercato dai genitori degli studenti che giunsero ad offrirgli denaro perché ritrattasse la nuova materia e, al suo rifiuto, gli studenti furono rimossi uno per uno. Sotto le pressioni di ogni tipo e di impietose persecuzioni, Eurípedes soffrì un forte trauma, ritirandosi per trattamento e recupero in una città vicina, momento in cui in lui sbocciarono varie facoltà medianiche, in particolare quella di cura, destandolo alla vita missionaria.   Uno dei primi casi di cura occorse proprio con la sua stessa madre che, ristabilitasi, divenne una valida aiutante nel suo lavoro.   La produzione di vari fenomeni fece sì che fossero attratte da Sacramento centinaia di persone provenienti da altri luoghi, che trovarono ospitalità in alberghi e pensioni, e perfino in case familiari, perché tutti Barsanulfo assisteva e nessuno se ne andava senza un po’ di beneficio, almeno il lenitivo della fede e la speranza rinnovata e, quando meritato, il beneficio della cura, attraverso benevoli Benefattori Spirituali.   Aiutava tutti, senza distinzione di classe, credo o colore e, ove si rendesse necessaria la sua presenza, là lui rimaneva, che ci fossero o meno condizioni materiali.   Giammai si abbatteva e, umilmente, seguiva il suo percorso pieno di ostacoli, tuttavia era animato dal più vivo idealismo. Presto sentì la necessità di divulgare lo Spiritismo, aumentando il numero dei suoi seguaci. Per questo fondò il “Grupo Espírita Esperança e Caridade” (trad. “Gruppo Spiritista Speranza e Carità”), nel 1905, compito in cui fu appoggiato dai suoi fratelli e alcuni amici, passando a sviluppare lavori interessanti, sia nel campo dottrinario, sia nelle attività di assistenza sociale.   In un’occasione cadde in trance tra gli studenti, nel corso di una lezione. Tornando in sé, descrisse la riunione tenutasi a Versailles, in Francia, subito dopo la I a Guerra Mondiale, dando i nomi dei partecipanti e l’ora esatta della riunione quando fu firmato il celebre trattato.   L’1 aprile 1907, fondò il Colégio Allan Kardec, che divenne una vera pietra miliare nel campo dell’insegnamento. Quell’istituto educativo divenne conosciuto in tutto il Brasile, e funzionò ininterrottamente dalla sua inaugurazione, con una media dai 100 ai 200 studenti, fino al 18 ottobre, quando fu obbligato a chiudere i battenti per qualche tempo, a causa della grande epidemia di influenza spagnola che colpì il nostro paese.   Il suo lavoro fu così ben noto che, quando si aprivano le iscrizioni per le matricole, le stesse si chiudevano nello stesso giorno, tale era la richiesta degli studenti, obbligando un collegio della stessa regione, diretto da suore dell’Ordine di San Francesco, a chiudere le sue attività per mancanza di frequentanti.   Guidato con polso fermo, con direttiva sicura, si irrobustiva il movimento spiritico nella regione, e questo fatto incomodava notevolmente il clero cattolico, il quale passò, prima in maniera velata e, poco dopo, dichiaratamente, a sviluppare una campagna diffamatoria che coinvolse il degno missionario e la dottrina di liberazione, che fu valorosamente difesa da Eurípedes, attraverso le colonne del giornale Alavanca, parlando principalmente del tema: “Dio non è Gesù, e Gesù non è Dio”, con argomentazioni insigni e incontestabili, determinando una fragorosa disfatta dei suoi oppositori che, davanti ad un gigante che non conosceva disanimo nella lotta, fecero venire da Campinas, Stato di San Paolo, il reverendo Feliciano Yague, famoso per le sue predicazioni e conoscenze, convinti che, con le sue argomentazioni e convinzioni, avrebbe inflitto il colpo di grazia allo Spiritismo.   Fu così che il sopraddetto padre sfidò Eurípedes a una polemica nella pubblica piazza, accettata e combinata in termini che fu rispettata dal conosciuto apostolo del bene.   Il giorno stabilito il prete iniziò il suo intervento, insultando lo Spiritismo e gli spiritisti, “la dottrina del demonio ei suoi adepti, folli passibili delle pene eterne”, in una dimostrazione di falso zelo religioso, dando così testimonianza pubblica di odio, mostrando la sua anima colma di intolleranza e settarismo.   La folla che si manteneva rispettosa e fiduciosa nella replica del difensore dello Spiritismo, prevedeva la sconfitta degli offensori, per via della stessa fragilità dei loro argomenti vuoti e inconsistenti.   Il missionario sublime, attese serenamente la sua opportunità, iniziando la sua parte con una preghiera sincera, umile e bella, implorando pace e tranquillità per gli uni e luce per gli altri, rendendo l’ambiente propizio all’ispirazione e all’assistenza del piano maggiore e in seguito iniziò la difesa dei principi sui quali si fondamentavano i suoi insegnamenti.   Con delicatezza, con logica, dando fondo alla sua intelligenza, mise in luce i travisamenti dottrinari propagandati dal Reverendo, riducendolo all’insignificanza dei sue parche conoscenze, corroborato dalla manifestazione allegra e rumorosa della folla che fin dall’inizio confidò in quegli che dimostrava facilmente la logica degli insegnamenti proclamati dalla Spiritismo.   Al termine della famosa polemica e riconoscendo lo stato d’animo del Reverendo, Eurípedes gli si avvicinò e lo abbracciò fraternamente e sinceramente, come sinceri erano i suoi pensieri e i suoi atteggiamenti. Barsanulfo seguì con dedizione le massime di Gesù Cristo fino all’ultimo istante della sua vita terrena, in occasione della terribile epidemia influenzale che travolse il mondo nel 1918, falcidiando vite, diffondendo lacrime e afflizione, raddoppiando il lavoro del grande missionario, che la previde molto prima di invadere il continente americano, sempre parlando della gravità della situazione che essa avrebbe comportato.   Manifestasi nel nostro continente, venne a trovarla al capezzale dei suoi malati, aiutando centinaia di famiglie povere. Era giunto al termine della sua missione terrena. Esaurito per lo sforzo, disincarnò l’1 novembre 1918, alle ore 18, circondato da parenti, amici e discepoli. Tutta Sacramento, in vero pellegrinaggio, ne accompagnò il corpo materiale fino alla sepoltura, sentendo che egli risorgeva a una vita più elevata e più sublime.   Fonti: Paulo Alves Godoy – Os Grandes Vultos do Espiritismo (trad. I Grandi Volti dello Spiritismo)

I commenti sono chiusi .